
Nella splendida cornice della città di Amalfi, antica Repubblica Marinara, è ubicato il Tarì Art Restaurant. Da cinquant’anni attivo nella scena enogastronomica salernitana e nazionale, ora il ristorante si ripresenta sotto una nuova veste, sotto la luce del cambiamento, grazie alle intuizioni del patron e maître Bartlomiej Pazderskil. Il patron, proprio come si fa in una squadra di calcio, ha ricostruito tutta la brigata di cucina e sala, attualmente composta dallo chef maiorese Valentino Lucibello e dallo chef de rang Emanuele Maccioni, nativo di Amalfi.
Amalfi, in epoca medievale, fu il primo Stato occidentale a coniare moneta d’oro dalla caduta dell’Impero Romano d’Occidente: questa fu il tarì amalfitano, derivato dall’omonima ed equivalente moneta araba, segno della ricchezza della Repubblica Marinara accettato in tutto il Mediterraneo. Nella zona della città, vicino alla spiaggia, c’era perfino una piazza dove operavano i cambiavalute ed i firmatari delle banche fiorentine e senesi. La Zecca di Amalfi cessò la sua attività nel 1220, quando Federico II la chiuse. Il Tarì Art Restaurant invece prosegue celebrando i vetusti fasti amalfitani attraverso la sua cucina e la stagionalità dei prodotti di eccellenza campani e locali, a partire dal pescato sempre fresco, dai lievitati, dai salumi, dai formaggi e dalle verdure che spesso provengono dai contadini e artigiani presenti in Costiera Amalfitana.

L’evento organizzato e curato giovedì 3 febbraio dall’esperta enogastronoma Angela Merolla, presidente del Gruppo Artisti del Gusto e fondatrice del portale L’Arcimboldo.it, è servito per far conoscere alla stampa specializzata l’evoluzione del Tarì, valorizzando e promuovendo artisti, cantine e produttori costieri.

La location vuole essere infatti anche una galleria d’arte contemporanea in cui poter ospitare mostre temporanee di pittura e ceramica. Sono state esposte per l’occasione le ceramiche dell’Altracostiera Shop di Amalfi e sono dirittura d’arrivo le opere dell’artista Davide Lucibello – DavidArt – fratello dello chef Valentino e figlio di Antonio Lucibello meglio noto come il Fornaio di Maiori, partner della serata assieme alla Macelleria di Giovanni Sorrentino e alla Cantina Giuseppe Apicella di Tramonti. I Lucibello possono definirsi una famiglia di creativi, tant’è che esprimono la loro inventiva attraverso tre forme artistiche diverse: la cucina, l’arte bianca e il disegno.


I piatti degustati, abbinati ai vini “Cantine Apicella” Colle Santamarina, Tramonti Rosso, Scippata e passito Passion, descritti magistralmente in tutte le loro sfumature dall’enologo Prisco Apicella, sono stati presentati in anteprima ai giornalisti presenti per ricevere un feedback necessario al loro inserimento nel prossimo menù primaverile.
Sicuramente ci sono ancora piccole imperfezioni da correggere, i piatti peccano talvolta di evidenti accademismi che possono essere superati senza esitazioni per infondere vitalità e contemporaneità ai piatti anche attraverso audaci impiattamenti, giochi di consistenze, colori e contrasti tra sapori. Ottimo il maialino su salsa all’aglio dolce, wasabi di zucca e mammarella. Nel complesso il Tarì riparte col piede giusto e l’ubicazione nel centro di Amalfi va a favore di questo intimo ristorante in cui mediterraneità ed eleganza si fondono per regalare piacevoli emozioni alla vista e al palato.
Nel frattempo il carpaccio di scottona con verdure croccanti alla citronette e tartufo nero, gli ziti spezzati di Gragnano alla genovese di rana pescatrice, il medaglione di maiale glassato al vin brulè con cicoria ripassata sono disponibili per essere degustati con un buon calice di vino Costa d’Amalfi DOC.