"Non leggete questo libro se cercate una nuova guida dei vini della Campania, un breviario con giudizi, descrittori aromatici, classifiche, anche se per scrivere questo libro ho bevuto tanti vini non voglio annoiare chi li ha prodotti né chi vorrà berli con i miei appunti, valutazioni, impressioni. In trentacinque anni di assidua frequentazione, di degustazioni tecniche a vario livello e titolo, di pantagrueliche bevute di vini da tutto il mondo, nobili e popolani, quasi mosto o quasi centenari, sono sempre riuscito a sottrarmi alla gravità del giudizio".

Queste le parole e le riflessioni di Bruno De Conciliis, un vigneron visionario che in quarant’anni circa di carriera enologica ha veramente cambiato, e senza scherzi, il ruolo del vino in Campania. Nel suo libro “Nelle Terre di Bacco – Dieci vignaioli che hanno cambiato il vino in Campania”, edito dalla rinomata casa editrice Edizioni dell’ippogrifo della famiglia Ciociano, Bruno affronta alcune riflessioni sul perchè la Campania del vino non si sia affermata nella percezione del pubblico mondiale con i giusti meriti e cosa ne sarà del suo futuro. Il vigneron De Conciliis giustamente pensa al fatto che in Campania sia aumentato di almeno settanta volte in più il numero dei produttori di vino e che spesso dietro a tanta fatica, dietro a tante belle etichette ci sia una mancanza di conoscenza del mondo del vino. Senza un progetto forte, senza una vera coscienza, il mercato del vino può diventare inaccessibile e l’inadeguatezza delle strutture consortili o dei servizi regionali si rivela poco utile.
Lo scrittore per il suo racconto si è rivolto agli amici, alle persone che rispetta per ciò che esprimono nel vino e nella vita, a chi ha sentito più vicino alla sua formazione vinicola. Con i manager del marketing, professorini, professoroni ed esperti a vario titolo e garanzia non ci sono state e non ci sono affinità elettive e di intenti.
Ho imparato molto, nei giorni e nelle notti trascorse con i vignaioli, dalle loro parole, molto di me come sempre accade, ho imparato ad attendere e a tacere, l'importanza dell'essere neutri, trasparenti, le irresistibili accelerazioni dell'inerzia, ho visto tante facce di me e le ho ascoltate nelle loro parole. Ho imparato quanto sia vero che dietro al buon vino c'è una bella persona o quantomeno una persona interessante, ho riscritto la mia grammatica del vino in funzione di questo. Ho trovato una chiave di lettura scoprendo che il lavoro del bravo vignaiolo non può prescindere dalla consapevolezza e che solo questa porta a produrre finalmente vini appaganti, ma ho anche capito il contraltare: quando la consapevolezza diventa ossessione ideologica i vini progressivamente avvizziscono, consumati dalla loro stessa superbia divengono caricaturali e grotteschi. Quando iniziai a pensare i miei vini e poi a realizzarli qualcuno - ricordo bene chi - mi disse di non innamorarmi perché avrei perso la capacità di leggere quello che stavo facendo: quello che fa danni, anche nel vino, è l'ossessione, l'incapacità di vedere l'altro, la presunzione di essere depositari della Verità, la mancanza di confronto e fiducia, tutto questo non ha nessuna relazione con l'amore. E neanche il vino.
Il volume con prefazione di Saverio Petrilli è stato presentato giovedì 5 maggio presso la nota struttura alberghiera di charme Grand Hotel San Pietro di Palinuro all’interno del format Aperitivo d’Autore, organizzato dall’associazione Slow Food – Condotta di Camerota Golfo di Policastro, presieduta da Francesco Esposito. Il fiduciario ha dialogato con l’autore e con i vignaioli intervistati da De Conciliis, inseriti nel volume sotto forma di schede e meravigliose foto scattate quasi tutte dallo stesso Bruno.
“Bruno De Conciliis – ha dichiarato Esposito – è da sempre vulcanico e illuminante, ha una grande visione sul vino e sul territorio. Questo è un libro sulla funzione sociale del vino, sull’impegno e la consapevolezza che condividere le esperienze e le buone pratiche produce un senso di comunità e di crescita collettiva. Dunque un vino sostenibile a livello sociale, diventa l’espressione vera di un territorio attivo e dinamico. In altre parole il libro di Bruno incide sostanziosamente sull’aspetto umano del terroir campano.“
Dieci storie di perseveranza, dal Casertano al Cilento: Casa di Baal, Villa Diamante, Contrade di Taurasi, Mustilli, De Conciliis, Mila Vuolo, Ciro Picariello, Capolino Perlingieri, Cantina di Enza, Case Bianche. Per deliziare il palato dei partecipanti è stato servito un aperitivo a cui sono stati abbinati i vini della Cantina Tempa di Zoè e delle cantine presenti all’evento. Organizzazione perfetta e impeccabile sotto la direzione del patron dell’Hotel Pietro Cerullo con le pietanze calde-fredde firmate dallo chef Alessandro Califano che hanno esaltato i migliori prodotti cilentani, dai latticini ai salumi, dal pescato alla terra. Zeppole calde e dorate e una sublime torta caprese, servite sulla terrazza con piscina a sfioro nella notte stellata di Palinuro, hanno chiuso in golosità ed eleganza la raffinata serata nella terra dei miti e delle sirene.
Maura Ciociano, quale rappresentante della casa editrice di famiglia ha dichiarato: “Bruno De Conciliis per Edizioni dell’Ippogrifo ha raccontato, attraverso interviste e immagini, la storia di alcuni vignaioli campani che ricercano vitigni e nuove terre votate alla viticoltura testandone i limiti, che sperimentano in cantina e che producono vini espressivi e di carattere. Queste storie rappresentano la nostra storia, un patrimonio da custodire e incentivare per promuovere lo sviluppo di questa terra vocata all’agricoltura. Un libro esteticamente vintage, graficamente accattivante, che esprime bellezza solo a guardarlo”.
Conosco Bruno dal 1996, ma in realtà mi sembra di conoscerlo da sempre, eclettico, instabile, entusiasta, vulcanico, profondo, intelligente, disponibile, goloso, divertente, complicato, solido, avrei ancora un sacco di definizioni che inevitabilmente finirebbero per contraddirsi, quindi mi fermo prima. SAVERIO PETRILLI









Photo Credits Pietro Avallone