Il Grand Food di Elisabetta Donadono. Un viaggio gastronomico tra architetture e antiche pietanze campane

Elisabetta Donadono, napoletana, giornalista, assaggiatrice di olio, si occupa di informazione culturale. Fondatrice di napolipost.com, giornale online delle buone notizie, cura reportage nel settore dei beni culturali e dell’enogastronomia. Con la prima edizione del Grand Food, edito da Homo Scrivens-Collana Arti, è stata finalista al Premio Nabokov. Nella seconda edizione che amplia il suo racconto portando gli itinerari di gastronomia artistica da 40 a 50, con le illustrazioni di Gianmarco De Chiara e prefazione di Maurizio de Giovanni, propone un percorso artistico e gastronomico che accosta monumenti e luoghi a piatti della tradizione culinaria campana, dal sartù agli spaghetti alla Totò, dalle pizze alla pastiera, offrendone la ricetta originaria, senza dimenticare la Costiera Amalfitana e il Vallo di Diano. Maurizio de Giovanni definisce così l’opera: “Questo piccolo, straordinario libro è il vostro passaporto per un viaggio indimenticabile“.

Il disegno delle alici salate con riquadrature ripiene di capperi, olive e cetrioli sulla Caponata è un po’ come il disegno del salottino quadrangolare di Maria Amalia di Sassonia, ricoperto di ceramiche della Real Fabbrica di Porcellane di Capodimonte…“. Sono 183 pagine di morbidezza, sì quella morbidezza data dalla succulenza dei piatti della tradizione e dalla bellezza dell’architettura e dell’arte, che mette tutti a proprio agio in un’atmosfera di comfort per la mente, piacevolmente rilassante. Quello di Elisabetta è un viaggio fantastico  che si gode con gli occhi e con l’intelletto, considerando che la Regione Campania non è solo negatività ma soprattutto cultura e positività. Un viaggio che prende le mosse da Napoli, da Capodimonte e dal sortout di riso e che termina nella medesima città, nel chiostro di Santa Chiara sorseggiando un “caffè senza caffè”. Le altre quattro province campane sono inserite nel libro ognuna con itinerari ben specifici e scrupolosamente selezionati dall’autrice per diffondere e render noto un patrimonio d’immenso valore che spesso resta nell’oblio. Il libro proprio per questo motivo ha un altissimo valore didattico e propedeutico alla conoscenza e alla diffusione dei saperi in materia di beni culturali; ha il potere di promuovere anche se solo tramite la lettura, monumenti che spesso restano sconosciuti e inaccessibili. L’abbinamento tra architettura e cucina che emerge dalla lettura appassionante delle schede, è di tipo antico e inconsueto per i tempi odierni, dove tutto è spettacolarizzazione e industrializzazione dei processi di lavorazione dei prodotti gastronomici. La cucina perde il suo sapore se sradicata dal luogo in cui nasce, perché è figlia delle dinamiche popolari che si sono susseguite nei secoli, giunte a noi e racchiuse, oggi, nella parola tradizione. Ci sono infatti ricette di Ippolito Cavalcanti Duca di Buonvicino, di Apicio, di Antonio Latini, Vincenzo Corrado. Addirittura è raccontata la ricetta seicentesca della pastiera napoletana, sconosciuta ai più. Gli itinerari 44, 45 e 46 sono rivolti alla scoperta dei tesori artistici e culinari di Conca dei Marini, Furore, Praiano, Amalfi, Atrani, Scala e Ravello. Non potevano mancare all’interno del libro le ricette dei totani e patate all’olio di frantoio e crema di zucca, tipici dei borghi marinari della Costiera, quella del sarchiapone, ossia la zucchetta lunga bianca ripiena di carne e altre bontà, piatto tipico di Atrani e del profiterole alla castagne e liquore di alloro, elementi che caratterizzano le colline e i boschi che circondano il mare. “…Il giallo, il rosa e il bianco colorano il paesaggio di queste coste campane. E sono colori che riempiono gli occhi, mentre il colore verde, giallo e rosso dei terrazzamenti coltivati a limoni, olivo, vite e ortaggi sembrano sprigionare sapori di bontà.” Nell’itinerario 47 dedicato alle “BioCertose” è inserita anche quella di San Lorenzo a Padula con la ricetta del Gattò alla certosina. “…I Certosini sono tra i primi a puntare sul biologico. I loro orti fanno invidia per la qualità di insalate, fave e sedano. Le loro cucine, luoghi da ispirare le archistar…Ingredienti come la farina di grano, il pesce e l’albume sono privilegiati per preparare pane, polpette di pesce e uova nelle zuppe…Grano, vegetali e carni bianche con olio extravergine e vino, sono i principali protagonisti di una alimentazione Super Bio”. Tutto è narrato in maniera non scontata, scovando luoghi non sempre noti, e riaprendo con la fantasia portoni di un passato che non è poi tanto lontano come si crederebbe. Il Grand Food è un libro intelligente, sfizioso e intrigante. Il taglio giornalistico di Elisabetta Donadono abbraccia l’accuratezza della descrizione dei luoghi su cui lei ha svolto un notevole lavoro di ricerca storica. La lettura è stimolante da tutti i punti di vista e senza ombra di dubbio mette una “Grand Fame”, di cose buone, autentiche, di cui vale la pena assaporarne ogni singolo ingrediente.

Annamaria Parlato

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