Tornare dopo 21 anni al Liceo Classico o meglio all’Istituto comprensivo Marini-Gioia di Amalfi (Liceo Classico, Scientifico, Linguistico e Istituto Turistico), in quella che fu la IV A Ginnasio, sentirsi per un attimo studentessa e rivedere l’aula che in cui pianti, gioie ed emozioni varie si sono avviluppate tra loro per cinque anni, crea sempre quell’effetto “wow” che riporta ognuno di noi indietro nel tempo e nei ricordi. Oggi il plesso scolastico è un contenitore colorato che si sta trasformando in Museo d’Arte Contemporanea grazie al progetto “Muri ai pittori” e alla lungimiranza della Preside Solange Sabine Sonia Hutter, che considera l’Arte una terapia benefica per il corpo e l’anima, capace di proiettare l’essere umano oltre la drammatica atmosfera del presente.
Il progetto unico nel suo genere e nel territorio salernitano, gode del patrocinio del Comune di Amalfi. L’obiettivo in futuro sarà quello di inserire l’Istituto Scolastico nei circuiti regionali di fruizione dei beni culturali per creare indotto turistico e lavorativo per gli stessi alunni che potranno essere guide della loro scuola e mostrare le splendide installazioni ai numerosi visitatori che ogni anno da tutto il mondo giungono in Costiera Amalfitana. Il “museo-laboratorio vivente” il 15 dicembre 2018 ha inglobato la prima delle quattro opere “sitespecif” realizzate da diversi artisti di fama nazionale, di cui “Le Nuvole della Notte” del maestro Pietro Lista, sotto la supervisione del Prof. Marco Alfano, coordinatore delle performance artistiche. Il critico d’arte Antonello Tolve così ha descritto le nuvole o meglio la “Cielitudine” del maestro: “Alle nuvole – non è forse Nuvola il nome di una sua figlia? – Pietro Lista ha dedicato, negli anni una serie di riflessioni accattivanti e disarmanti per accorciare le distanze con la propria infanzia e con l’infanzia dell’uomo, per disegnare unità minime di senso, per fermare in un riquadro critico passionale e sperimentale, il proprio silenzio del cielo“.
L’artista Giovanni Cavaliere, vincitore del premio Lissone nel 2007 si è esibito “live” il 19 gennaio 2019 in occasione dell’Open Day, giornata di apertura al pubblico che ha suscitato grande interesse in genitori e alunni delle Scuole Medie motivati dalla curiosità e dall’originalità dell’evento. I simboli e i segni astratti di Cavaliere, artista nativo di Mercato San Severino, apparentemente semplici e statici sembrano voler cedere il posto ad altro, alle enormi macchie di colore che lasciano invece tracce resistenti come un effluvio mistico, come un’essenza spirituale.
Il 2 marzo il maestro Antonio Petti, disegnatore e scenografo napoletano, salernitano d’adozione, noto per aver realizzato, fra l’altro, il Monumento a Pinocchio, una scultura in bronzo e un mosaico in pietre colorate, collocato nel Parco Lungoirno di Salerno, ha realizzato la terza opera su parete. La sua arte evocativa di un mondo magico, irriverente e ironico è tutta incentrata sul disegno, i suoi personaggi sono fortemente introspettivi nel loro rincorrersi e danzare in maniera leggiadra.
Infine il salernitano Paolo Bini il 19 marzo ha lavorato all’opera “Ipotesi di paesaggio“, utilizzando una particolare tecnica che contraddistingue da sempre i suoi manufatti, ossia l’utilizzo di nastri-carta multicolor sulla parete, misti a pittura. I nastri poi sono stati rimossi e in questo modo i segni astratti, geometrici ed informali sono rimasti sulla parete bianca. Gli studenti hanno potuto poi osservare e aprire un dibattito con l’artista al compimento dell’opera, fruendola e dando vita ad un momento performante collettivo di enorme sensibilità. Paolo Bini si è aggiudicato nel 2016 il prestigioso Premio Cairo.
Ma a pensarci bene, queste quattro opere potrebbero come per incanto avvicinarsi all’arte gastronomica e accostarsi alle creazioni culinarie di famosi chef? La risposta è sicuramente affermativa e vediamo anche a quali piatti. “Mais e calamaro” della chef Viviana Varese, originaria di Maiori e co-founder con Sandra Ciciriello del ristorante stellato Alice di Milano, è sicuramente accostabile all’opera di Pietro Lista.

Il piatto è composto da polenta morbida di mais biancoperla a presidio Slow Food, tipica del Veneto, calamaro scottato con il suo nero e brodo di foglie di mais. Elegante, raffinato, il piatto si può racchiudere in questa massima del filosofo e mistico cinese Chuang-tzu: “La tua vita è l’armonia in cui si fondono yin e yang”. “Piramide di Riso Venere” del maestro Gualtiero Marchesi, con riso nero venere assemblato alla maniera di un risotto, condito con soia e zenzero e una corona di gamberi e scampi, è sicuramente la trasposizione gastronomica dell’opera di Giovanni Cavaliere.

Questo è un piatto che ha segnato la storia della cucina moderna come tutti quelli dello chef scomparso il 26 dicembre 2017, un genio, il padre della nouvelle cuisine. Le sue ricette sono ancora capisaldi della cucina italiana e internazionale. Le “Cinque stagionature di Parmigiano Reggiano” del tristellato Massimo Bottura patron dell’Osteria Francescana a Modena, migliore ristorante al mondo (si è aggiudicato il premio The World’s 50 Best Restaurants), si possono accostare all’opera delicatissima di Petti.
Il piatto, quasi un pre-dessert è composto da un demi-soufflé di parmigiano 24 mesi, da una spuma con parmigiano 30 mesi, da una crema liquida ottenuta da un parmigiano di 36 mesi, da una galletta ottenuta alle croste con stagionatura 40 mesi e infine da un’aria originata da un brodo di croste di parmigiano speciale con 50 mesi di stagionatura. Un’opera d’arte monocroma quella di Bottura a metà tra tradizione e avanguardia. “Salsa che diventa sorbetto e sorbetto che diventa salsa” dello chef Pop Davide Oldani, dessert ideato per il noto marchio a righe Calze Gallo, è vicinissimo all’opera di Bini.

Un gioco di parole che è anche gioco di consistenze in cui si alternano caldo e freddo a seconda delle circostanze. Da quattro opere è venuto fuori uno strabiliante menù d’autore dall’antipasto al dessert. Un nuovo Rinascimento dunque ad Amalfi? La Bellezza e l’Arte potranno senza ombra di dubbio salvare l’umanità ed elevare i ragazzi verso una spiritualità immateriale, loro che con pennelli e colori dalle tinte rosa corallo, azzurro, verde tiffany, verde acqua e rosso pompeiano stanno trasformando la scuola secondo i propri gusti e la propria fantasia in quella che sarà la “scuola del futuro”, senza mezze tinte e mezzi toni, una casa accogliente e gradevole che li avvierà alla vita.
Annamaria Parlato