Nella splendida cornice del Ristorante Voce del Mare a Vietri, il giovanissimo chef Gianpaolo Zoccola ha talento da vendere. In una serata di fine estate dal cielo stellato e dall’aria quasi settembrina, ho deciso di intraprendere un nuovo tour enogastronomico e di recarmi questa volta assieme al giornalista e grande amico Marco Contursi, proprio nel luogo che sta regalando a Gianpaolo tantissime soddisfazioni che lo porteranno lontano.
L’accoglienza da parte del personale di sala è stata piacevolissima, mi sono sentita sin da subito a mio agio e l’ottima compagnia mi ha regalato momenti di spensieratezza. Scambiare idee e pareri sul mondo enogastronomico con l’esperto Marco Contursi e con lo chef, che ha fatto il suo ingresso con disinvoltura dopo l’entrée di benvenuto, è stato un momento di arricchimento personale e di condivisione di punti di vista sulle nuove tendenze in cucina nell’epoca contemporanea.
I piatti di Gianpaolo si sono presentati al palato e alla vista freschi e dinamici proprio come lui, che è determinato a fondere la tradizione con l’innovazione, conservando uno stile personale e già ben definito. Esteticamente ben presentate le varie portate dall’antipasto al dolce, mi hanno subito fornito degli spunti artistici e non ho potuto fare a meno di pensare alle opere degli artisti del passato, grazie anche ai giochi di colori e forme che si avvicendavano nei piatti. Tutto è stato esaltato dalla cornice naturale che si proiettava dinnanzi a me dall’ampia vetrata trasparente del ristorante, da quella marina di Vietri che ti affascina e che rapisce i sensi, come d’altronde ogni angolo della Costiera Amalfitana. Prima del pasto mi sono deliziata intingendo nell’olio i pani preparati dallo chef, in particolare quello al miele e limone, definirlo sublime è dir poco e mi sono divertita a spezzettare lunghi grissini allo strutto, indimenticabili. E’ arrivato quindi il momento di cenare pasteggiando il rosato Selva delle Monache della casa vinicola Ettore Sammarco di Ravello.
Stuzzicante il tris di fritti con la piccola montanara, il calzoncello con scarola ripassata alla colatura di Cetara e la polpettina di baccalà. Mi ha messo davvero appetito!
Ben architettata la tartare di tonno rosso, melone, cocco e aria alla Vodka. Esplosiva, frizzante, tropicale. Mi ha fatto pensare ad un quadro di Eduard Manet dal cromatismo appunto fresco e luminoso, meglio noto con il titolo di “Natura morta con pesci e ostriche” del 1864.

La tradizione che sposa l’innovazione l’ho riscontrata nei moscardini alla Luciana e crumble di mascuotto, ben eseguiti.
A seguire la raffinata delicatezza del polpo scottato su crema di patate.
Sapori decisi nei paccheri fatti a mano e trafilati al bronzo con ragù di ricciola. Il richiamo con una natura morta di Vincent Van Gogh del 1886 è fortissimo.

Osservando la tavolozza dalle nuance in rosa nel trancio di ricciola su crema di ravanelli, accostamento azzardatissimo, mi è immediatamente balzato alla mente un mosaico proveniente dall’antica Pompei, conservato presso il Museo archeologico di Napoli.

Simpaticissimo il pre-dessert racchiuso nella sua tazzina composto da spuma al caffè e spugna al cioccolato.
A seguire babà con gelato all’anguria e gocce di cioccolato, per continuare a rivivere le atmosfere estive.
Golosa e cioccolatosa la mini-pasticceria, con piccoli capolavori che ricordano preziose gemme nei loro cofanetti.
Conclusione? “Una buona cena è uno dei trionfi della civiltà sopra la barbarie”. (Robertson Davies)
Annamaria Parlato
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