Bellizzi, da ArteGusto una cena di mare abbinata alle bottiglie della cantina cilentana Francesca Fiasco
Nella coppa danza Il vino, rosso rubino, Sussurra al palato.
Il vino continua a essere un elemento importante nella cultura contemporanea per una serie di ragioni: è spesso considerato un accompagnamento essenziale per molti piatti e può migliorare l’esperienza culinaria attraverso accostamenti di sapori, inoltre ha una lunga storia che risale a migliaia di anni fa e ha radici profonde in molte culture in tutto il mondo, è legato a tradizioni religiose, sociali e culturali che continuano ad essere celebrate e rispettate. Per questo e altri motivi, venerdì 3 maggio 2024 alle ore 21:00, presso il Ristorante e Pizzeria ArteGusto di Bellizzi, si è tenuta una particolare cena curata dallo chef Carmine Farina, le cui proposte di mare sono state abbinate ai rinomati vini della giovane cantina cilentana “Francesca Fiasco”. Oggi l’industria del vino è un settore in continua evoluzione ed espansione che coinvolge la produzione, la distribuzione, la vendita e il consumo della bevanda stessa, genera occupazione e contribuisce all’economia globale. Francesca, originaria di Felitto, la sua scelta l’ha fatta circa nove anni fa quando sentendo il richiamo fortissimo dalla sua terra, ha deciso di seguire le orme di suo padre ma soprattutto dei suoi nonni che già vinificavano per una produzione destinata alla famiglia. “Che dire, provo a raccontarvi un po’ i miei vini ma ovviamente i migliori giudici sarete voi – ha proseguito Francesca – che stabilirete se l’ottima cucina di Carmine associata ai miei quattro vini riuscirà a stupirvi e a trasmettervi emozioni. A Felitto si faceva vino già a partire dagli anni Sessanta ma ancora i miei nonni instancabili sono pilastro portante dell’azienda. Quando vedo nonno che a modo suo vuole potare come si faceva tanti anni fa, magari combinando qualche pasticcio, io posso solo commuovermi e lo lascio fare, ma cosa voglio dirgli! Loro sono un patrimonio incommensurabile, vederli all’opera è la mia più grande felicità. Sono fonte di saperi e tradizioni che altrimenti sparirebbero. Grazie nonni e grazie papà per avermi trasmesso senso del dovere, sacrificio e attaccamento alla mia terra“.
Circa sette ettari vitati a Cabernet Sauvignon, Barbera, Merlot, Sangiovese, Aglianico, Aglianicone, Fiano, Falanghina e Coda di Volpe, rappresentano il ricco patrimonio enologico di Francesca che con la sua impronta femminile e seducente, è riuscita assieme all’enologo Emiliano Falsini a creare quattro vini cuciti su misura per lei, intrisi di territorio e resilienza. La produzione del vino coinvolge un processo complesso che combina scienza, arte e creatività. Dalla coltivazione delle viti alla vinificazione e all’invecchiamento, ogni fase richiede conoscenze specialistiche e competenze artigianali. Lapazio, Mèrcori, Ersa e Difesa ne sono la prova evidente, quattro gioielli che vanno ad arricchire lo straordinario patrimonio enoico campano e salernitano. Se a tutto ciò poi si aggiunge una location come quella di ArteGusto allora, non ce n’è sarà davvero per nessuno. Lo chef Carmine Farina ha aggiunto: “Da poco abbiamo effettuato con mia moglie Mariarosaria, manager di sala e sommelier, e mio fratello Giovanni, capo pizzaiolo, un importante restyling del locale in particolare per quanto riguarda gli arredi e la cantina che vanta circa duecento etichette. Abbiamo conosciuto Francesca in diverse occasioni, qui al ristorante abbiamo ospitato anche i corsi per sommelier organizzati dall’Onav e infatti stasera è con noi la Dott.ssa Luisa Aliberti, vice delegato Onav Salerno, che ci guiderà nella conoscenza di questa splendida cantina, fiore all’occhiello del territorio cilentano. Per l’occasione abbiamo cercato di andare fuori dai soliti schemi, provando ad ideare piatti di mare che potessero sposare anche i rossi corposi di Francesca. Non resta che augurarvi buona cena, sempre all’insegna del buon vino e cibo per un’esperienza di gusto e arte culinaria“.
Il locale attualmente presenta due ampie sale con angolo bar e pizzeria dal design contemporaneo e minimalista, in cui a predominare sono le sedute color verde acquamarina a contrasto con i tavoli scuri in gres porcellanato ad effetto marmo e le ampie vetrine per i vini a vista, spazi aperti e ariosi, pochi mobili per evitare un aspetto troppo affollato. Questo crea una sensazione di ampiezza e libertà all’interno del ristorante. Dopo un attento esame visivo, olfattivo e gustativo dei vini, i commensali sono stati invitati alla discussione e al confronto, mentre in sala sono state servite circa sei portate totali, includendo entrée e dessert.
LA DEGUSTAZIONE CIBO-VINO
La cena è iniziata con il benvenuto dello chef tradotto in pacchero fritto ripieno e flûte di bollicine per sgrassare il palato. Goloso, croccante, è stato un invitante modo per iniziare e un omaggio al territorio in cui la produzione di ortaggi e mozzarella di bufala la fanno da padrone.
L’antipasto è risultato esclusivo, originale, un tuffo tra i lidi e le scogliere delle fasce due costiere: amalfitana e cilentana. Un incipit estivo in una primavera meteorologicamente capricciosa. Giochi di consistenze, freschezza, note saline e marine si sono unite a quelle mediterranee, fruttate, floreali e leggermente balsamiche di Lapazio a base di Fiano, Falanghina, Coda di Volpe dal bel colore paglierino, robusta struttura, che prende il nome proprio dalla particolare erba che cresce spontanea tra i vigneti di Francesca, i cui profumi pungenti e aciduli si avvertono anche al bicchiere. Scattante nonostante i suoi tredici gradi, è un vino elegante che sarà divertente scoprire annata dopo annata per annotarne le evoluzioni.
Dopo il bianco, tre rossi in assaggio e tutta la perizia di Carmine Farina nell’ideare piatti di mare robusti che potessero reggere a dovere questi vini. Il primo dei due “primi piatti” in assaggio è stato il mezzano con genovese di tonno. Sicuramente la scelta del tonno rosso, comunemente conosciuto anche come maiale di mare, si è rivelata vincente. La succulenza di questo pesce, la dolcezza delle cipolle ben rosolate e la croccantezza del pane aromatizzato e cubettato hanno sposato alla perfezione i tannini di Ersa, un rosso godibilissimo a tutto pasto, semplicemente complesso, dal colore rubino scintillante, sontuoso al palato con le su note speziate, fruttate e aristocratiche. Il nome è l’idiosincrasia di Mèrcori e Difesa e si ottiene dal blend di Aglianico, Cabernet Sauvignon, Barbera, Sangiovese e altri uvaggi rossi cilentani, per un totale di tredici gradi complessivi.
I tubetti, piatto equilibrato, le cui spigolosità sono state ammorbidite dai due cremosi che hanno donato dolcezza e colori brillanti, hanno in ogni caso colpito per la loro ricchezza e complessità data dai totani, molluschi dal sapore intenso e dalla leggera piccantezza del peperoncino. Il piatto è andato perfettamente a braccetto con Difesa (toponimo della località in cui sono ubicate le vigne), il secondo vino rosso di Francesca, dalla complessità più spiccata rispetto ad Ersa, che ha fatto più affinamento in vetro anziché legno, ottenuto da Aglianico, Cabernet Sauvignon, Barbera e vitigni a bacca rossa cilentani. Colore rubino intenso, spezie, tabacco, frutta rossa, tannini ben presenti, conferiscono al vino una sensazione di persistenza in bocca e profondità.
Il secondo è stato nel vero senso della parola un’apoteosi di gusto, un’idea innovativa per trattare un ingrediente di mare come una carne o meglio una carbonada valdaostana ma con aggiunta di materia prima d’eccellenza del territorio campano. Ottima la scelta della polenta gialla e non bianca per conferire maggiore spessore al piatto. A tavola Mariarosaria Giuliano, ha servito Mèrcori, vino che prende il nome dalla seconda montagna più alta del Cilento ad ovest del Monte Cervati. Un mix di Aglianico, Cabernet Sauvignon, Barbera, Sangiovese, Aglianicone, con i suoi quattordici gradi e colore granato, si è dimostrato essere un vino rosso equilibrato e complesso, con una buona acidità, frutta succosa, tannini morbidi e una nota terrosa sottostante. Sorso austero nell’incipit, pieno a seguire e agile sul finale. Il blend non lo si avverte perché è perfetto, non ci sono sbavature, insomma un vino che può diventare nel tempo da meditazione, il fiore all’occhiello di Francesca.
A chiudere la cena una gradevolissima cheesecake eseguita a regola d’arte, con aggiunta di zeste di limone che hanno aggiunto un’esplosione di sapore agrumato e acidulo, bilanciando la dolcezza della crema e donando al dessert una nota vivace e luminosa. Abbinare cibo e vino in modo armonioso può arricchire l’esperienza culinaria, facendo emergere i sapori e le caratteristiche di entrambi. Un vino che si sposa bene con il cibo può migliorare e amplificare i sapori del piatto, creando un’esperienza gustativa più ricca e appagante. La combinazione dei due può portare a una sensazione di completezza e soddisfazione. ArteGusto si è rivelata ancora una volta tappa fondamentale per gli amanti della buona tavola, a metà strada tra Salerno e il Cilento, punto fermo della cucina d’autore e massima espressione di territorialità tra estro ed equilibrio, con lo sguardo rivolto sia al passato che al presente ma già proiettato al futuro .
E così solleviamo i calici al cielo, In un brindisi alla vita, al destino, al sogno. Che il vino ci porti su ali di vento, In un viaggio senza fine, nel suo dolce fermento.