Tra arte e cultura, “Irpiniamo” dello chef Solimeo approderà a Gesualdo. Un tour guidato e una cena in uno dei borghi più belli dell’Irpinia

Scenario naturale della prossima tappa del progetto itinerante “Irpiniamo Food&Travel”, ideato dallo chef Mario Carmine Solimeo, sarà il comune irpino di Gesualdo. Gesualdo sorge nell’Irpinia centrale, tra le valli dell’Ansanto e dell’Ufita, a circa 700 metri s.l.m. e comprende le frazioni di Piano della Croce e Torre dei Monaci.

La Storia

I rinvenimenti nel territorio gesualdino dei resti di un insediamento e di una necropoli con tombe a fosso, testimoniano tracce della presenza umana risalenti all’Eneolitico, Neolitico e Paleolitico. A queste tracce si possono aggiungere quelle risalenti al periodo romano a cui appartengono i resti di alcune ville agricole e necropoli. Gesualdo, durante il periodo longobardo (VI secolo d.C.), fu coinvolta nelle guerre che videro Longobardi e Bizantini capeggiati da Costante II, fronteggiarsi aspramente per la conquista dei territori d’Occidente, presi di mira dall’imperatore. In queste lotte si immolò il Cavaliere Gesualdo per difendere il Duca di Benevento, Romualdo, che donò ai suoi eredi la rocca e i possedimenti del piccolo borgo irpino. Nell’anno 663, i bizantini misero a ferro e fuoco il fragile Ducato di Benevento cingendo d’assedio la città sannita allora retta dal Principe Romoaldo figlio del Duca di Benevento Grimoaldo. Il giovane principe, ai cui servigi era il Cavaliere, trovandosi in serie difficoltà a causa dello strapotere dei assedianti ordinò al Gesualdo di raggiungere a Pavia il padre Grimoaldo per chiedere rinforzi. Il Cavaliere riuscì ad avvertire il Duca che immediatamente dispose l’invio di rinforzi alla volta di Benevento, ma di ritorno da Pavia fu vittima di un’imboscata tesagli dai soldati bizantini che lo catturarono. L’imperatore bizantino propose al cavaliere di mentire al suo signore in cambio della libertà; quest’ultimo finse di assecondare le richieste nemiche e, una volta condotto davanti alle mura della città, ruppe l’accordo comunicando agli assediati l’imminente arrivo dei rinforzi. Le milizie bizantine fiaccate nel numero e nel morale dopo mesi d’assedio, a causa dell’eroico gesto del cavaliere e dell’imminente arrivo dei nemici dal Nord, furono costrette a rompere l’assedio. L’imperatore Costante II, prima di darsi alla fuga, ordinò la condanna a morte del Cavaliere. Per sdegno e per rivalsa, impose che la sua testa mozzata venisse lanciata oltre le mura e che il suo corpo fosse gettato nel fiume Calore. La leggenda vuole che il Principe Romoaldo, in un ossequioso gesto di pietà verso il prode suo servitore, raccolse il capo mozzato del Cavaliere, per dargli poi l’onore della più degna delle sepolture (fonte wikipedia). Durante il periodo longobardo e soprattutto in quello normanno, Gesualdo cominciò ad avere uno sviluppo dell’aggregato urbano, proprio attorno alla suddetta rocca, che fu trasformata poi, con il passare dei secoli, da struttura difensiva ad abitativa, fino a diventare il maestoso e possente Castello che caratterizza il panorama attuale.  I discendenti del primo Gesualdo per quattrocento anni furono i Signori del territorio, man mano ingrandito; dipendevano dal Duca di Benevento, e gli furono fedeli sempre, fino all’estinzione della famiglia, che coincise con la conquista normanna. Per volontà del principe Carlo Gesualdo il castello venne trasformato da fortezza militare ad una dimora, sede di un vero e proprio “cenacolo musicale” verso la fine del XVI secolo, in cui furono accolti letterati e poeti, tra cui anche Torquato Tasso. In quegli anni, tra la fine del XVI e gli inizi del XVII secolo, Gesualdo fece edificare tre chiese, il convento dei Domenicani e quello per i Cappuccini. Alla morte di Carlo Gesualdo, fu Niccolò Ludovisi a succedergli nel titolo di Signore di Gesualdo. Durante il XVIII e il XIX non visse un periodo di grande splendore. A seguito della soppressione del Principato Ultra, con l’Unità d’Italia Gesualdo entrò a far parte della provincia di Avellino. Negli anni successivi all’unificazione nazionale, come molti paesi del circondario e della vicina Basilicata, divenne teatro di episodi legati al fenomeno del Brigantaggio. Il catastrofico terremoto del 1980 che sconvolse l’Irpinia, provocò a Gesualdo ingentissimi danni al patrimonio edilizio e la morte di 7 persone, vittime dei crolli. Il centro storico cittadino, che era la parte più densamente popolata, subì gravissimi danni e rimase del tutto inagibile per molti anni.  Fino a metà del secolo scorso, Gesualdo basava la sua economia prevalentemente sul commercio, in particolare del bestiame e dei prodotti agricoli. Le Fiere cittadine, la cui tradizione risale al 1588, erano assai ricche e conosciute ed attiravano compratori da tutta l’Irpinia e dalla vicina Puglia. A sostenere fortemente l’economia locale contribuivano inoltre l’agricoltura, con grandi produzioni di ortaggi tra questi in particolare il sedano, e l’artigianato, in particolare del legno e della pietra. (fonti Comune di Gesualdo e Pro Loco Gesualdo).

Cosa visitare

  • Castello riaperto al pubblico dal 2015 dopo un lungo lavoro di recupero.
  • Centro storico
  • Cappellone o Chiesa del SS. Sacramento di impianto settecentesco, costruita durante la signoria del principe Domenico Gesualdo e quella del figlio Nicola.
  • Chiesa del SS. Rosario in Piazza Neviera
  • Chiesa di Maria SS. Addolorata in Largo Niccolò Ludovisi
  • Convento dei Frati Cappuccini fatto erigere dal Principe Carlo Gesualdo nel 1592. La chiesa annessa, dedicata a Santa Maria delle Grazie, è ad una sola navata. Il Convento è stato sede di uno studentato e nel 1909 i chierici della provincia di Foggia si recarono qui per studiare teologia e tra questi va ricordato Padre Pio da Pietralcina.
  • Chiesa di Santa Maria della Pietà
  • Chiesa di Santa Maria degli Afflitti
  • Chiesa di San Lorenzo

La Gastronomia gesualdina

Nel tempo l’Elenco Nazionale dei PAT ha assunto un ruolo fondamentale non soltanto ai fini della mera sicurezza alimentare, ma anche e soprattutto nell’affermazione delle identità delle varie comunità rurali italiane: in questo senso i PAT sono stati dichiarati “espressione del patrimonio culturale italiano”, individuando in essi, assieme alle DOP ed alle IGP, una risorsa per lo sviluppo ed il rilancio del comparto agroalimentare italiano, essendone una componente fondamentale e fortemente caratterizzante. Gesualdo vanta ben due prodotti PAT tra cui il sedano e il pomodorino seccagno a raccolta tardiva, coltivato in asciutto, da cui appunto deriva l’appellativo che testimonia la sua resistenza agli stress idrici. I piatti di Gesualdo abbracciano la cultura contadini, infatti gli abitanti erano denominati “menestrari” proprio perché dediti alle attività dei campi e alle colture ortofrutticole. Cecaruoquole al ragù con involtini di cotiche (cavatelli al ragù con involtini di cotiche), fusilli e cauzun’ (fusilli e ravioli di ricotta), pizza Jonna (pasticcio di farina di granturco), paparott co li paparul sicc (polenta e peperoni), mugliatielli al sugo o in bianco con le patate, panzett r’ain ‘mbottit (pancetta d’agnello ripiena), baccalà co le patane scaorat e li paparul sicchi (baccalà con patate lesse e peperoni essiccati), sono alcuni dei piatti antichi che si possono degustare a Gesualdo e che denotano semplicità e utilizzo di materia prima di elevata qualità, come le carni, gli ortaggi e l’olio di oliva DOP.

Irpiniamomodalità di svolgimento

Lo chef Mario Solimeo attraverso le eccellenze enogastronomiche irpine, svilupperà in collaborazione con gli enti locali, i privati e le associazioni culturali un cronoprogramma di valorizzazione e promozione estiva del caratteristico borgo di Gesualdo. Il periodo di svolgimento della manifestazione si terrà nella seconda settimana del mese di luglio. I visitatori potranno degustare prodotti selezionati dallo chef, che ha accuratamente scelto per l’occasione le migliori aziende presenti in Irpinia, e partecipare ad una particolare cena presso l’Agriturismo Fontana Madonna, una location di charme immersa nel verde e nella tranquillità tipica di Gesualdo. Ingredienti protagonisti a tavola saranno il maialino nero casertano, le verdure di stagione come i fiori di zucca e le zucchine a metro zero, la cipolla ramata di Montoro, la patata Rosina, i funghi porcini, i fusilli avellinesi, la nocciola di Avella, il pecorino di Carmasciano, la spalla d’asino tipica di Calitri. Prima della degustazione gli ospiti potranno partecipare alla visita guidata del comune di Gesualdo che toccherà gli angoli più belli e suggestivi del paesino amato da letterati e poeti. A Palazzo Mattioli l’Azienda agricola BioLù approfondirà la conoscenza dei grani antichi irpini. Prima della cena, un caratteristico aperitivo si terrà presso Palazzo Pisapia e sarà possibile a fine serata pernottare in uno dei suggestivi B&B convenzionati per l’occasione. Il giorno seguente chi vorrà potrà completare il tour guidato di Gesualdo con visita al Castello.

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