
Quanti ricordi in Molise, un amore viscerale per questa bellissima regione, difficile da comprendere al primo impatto, magnetica dopo qualche giorno. Bojano, Frosolone, Monteroduni, Isernia, Campobasso, erano gli anni universitari quando conobbi questi luoghi insieme a delle colleghe che non ho più rivisto ma che porto sempre nel cuore. A distanza di anni però le cose non capitano mai per caso e andando in direzione Abruzzo-Roccaraso-Pescocostanzo, mi sono ritrovata a Colli al Volturno, con la scusa di chiedere ad un passante un posticino in cui mangiare bene e con pietanze tipiche. Da costui infatti è stato immediatamente consigliato il Ristorante-Albergo Volturno, che tra l’altro ha compiuto da poco ben cinquant’anni di storia, dato che nel lontano 1968 la signora Mafalda assieme al marito Filodoro Desiderio pensando di progettare un’officina per camion cambiò subito idea e aprì il ristorante, considerando che da sempre la cucina è stata la sua più grande passione. Prima del ristorante non c’era nulla e al posto del ristorante esisteva solamente un terreno con degli alberi. Tutto nacque nel 1967 (l’inaugurazione ci fu nel ‘68). Nel corso degli anni ci sono stati dei cambiamenti nel locale sino all’attuale restyling in stile più contemporaneo.





La Signore Mafalda è sempre stata ai fornelli, era lei la cuoca e i piatti che oggi si mangiano al Volturno sono frutto dei suoi tanti insegnamenti trasmessi con amore alla brigata di cucina. Oggi a guidare l’attività ci sono Gabriele Desiderio, sua moglie Lina e le due figlie Giulia e Laura.

Niko Romito, lo chef tre stelle Michelin originario di Rivisondoli, in un’intervista su Elle Decor Italia ha dichiarato: “Il Ristorante Volturno a Colli a Volturbo (IS) un posto semplice dove ci si sente a casa, con una grande cucina domestica e dove si mangia la migliore trota arrosto di sempre“. E se lo dice lui bisogna credergli perché ha espresso un giudizio che corrisponde alla pura verità, in quanto la cucina del Volturno è territorialità, genuinità e precisione. Tutto quello che esce fuori dalla cucina è semplicemente schietto, profuma d’infanzia, di ricordi, di calore e di affetto. La bruschetta con i pomodorini autoctoni, il pane casereccio e l’ottimo olio extravergine d’oliva di Venafro è un come un dessert che coccola il palato, preparandolo ai primi piatti tutti rigorosamente artigianali, a partire dalla chitarrina all’uovo condita in bianco con porcini e tartufo estivo per arrivare ai ravioli scapolesi all’uovo, tipici del posto e collegati al Carnevale con una farcia di biete, carni macinate, salsiccia secca, scamorza, patate, parmigiano reggiano, e conditi con un bel sugo di pomodoro in cui c’è una base di soffritto di carote, sedano e cipolla.



Il menù di solito varia a seconda delle proposte del giorno o dei classici da sempre presenti in carta come i mitici “Fischiotti alla Carbonara rivisitata”, ricetta cavallo di battaglia della Signora Mafalda che ha trasmesso in cucina e che da più di vent’anni si ripete sempre nelle stesse modalità. La crema d’uovo è meno liquida ma più compatta e ben amalgamata al soffritto leggero di cipolla e pancetta pepata molisana. Abbondante grana e per i più golosi si può chiedere l’aggiunta di tartufo a piacere (la ricetta nasce senza ma uova e tartufo si sposano alla perfezione). Se c’è un piatto da “foodporn” è proprio questo e complimenti Signora Mafalda, lei ha letteralmente saputo condurre i suoi affezionatissimi clienti nel Paese di Bengodi: siano benedetti i fischiotti!

E dopo tutte queste prelibatezze di cui è consigliabile sempre chiedere la disponibilità al gentile personale di sala, un bel secondo ci può stare. E qui ancora le proposte variano tra scamorze ai ferri con prosciutto crudo o salsiccia, trota, tenerissimo agnello alla brace, arrosto misto e cotoletta di vitello o pollo ruspante dall’impanatura segreta e croccantissima che potrebbe superare anche il livello di godimento dato dai fischiotti. Un contorno lo chiediamo? Ma si, soprattutto se è disponibile la cicoria selvatica che cresce spontanea nei terreni limitrofi al ristorante saltata in padella con abbondante peperoncino.



Prima di alzarsi e chiedere il conto e un caffè, bisogna assolutamente assaggiare la pasticceria secca prodotta dal ristorante, tra cui i cantucci, i biscotti ai cereali e limone e le crostate dalla burrosissima frolla con confettura di visciole che può variare a seconda della stagione e della frutta disponibile. La cantina offre le migliori etichette molisane e abruzzesi, ma l’offerta si amplia anche con vini extra-regionali.


Ovviamente anche se è difficoltoso andare in giro con la pancia piena, una visita culturale meritano senza dubbio l’antico paesino di Colli al Volturno, Rocchetta al Volturno, Venafro e l’Abbazia medievale di S. Vincenzo al Volturno, uno sei siti archeologici più affascinanti del centro-sud Italia con gli affreschi della cripta dell’Abate Epifanio, del IX secolo, di straordinaria espressività. Ci sarebbe ancora il trekking tra le Mainarde, il gruppo montuoso che circonda questi bei borghi incastonati negli Appennini. Al Volturno ci ritornerei altre dieci, cento mille volte, e voi?
La varietà del paesaggio molisano è singolare; è terra senza riposo che talvolta, massime nella parte più alta, nel circondario di Isernia, ha qualcosa di convulso: una specia di tormento geologico raggelato in tempo immemorabile. (Francesco Iovine)
Albergo Ristorante Volturno – Via Fonticelle, 16 – Colli al Volturno (IS), 86073 tel: +39 0865 955215 http://www.albergovolturno.com/