“Incanto di Natale” è il libriccino cult delle Feste. Andrea De Simone, Alfonso Sarno e Angelica Sepe firmano le ricette delle emozioni senza tempo

Il Natale non è una data, ma uno stato d’animo fatto di calore. Il calore delle parole che arrivano al cuore, degli abbracci che ci scambiamo, dei fornelli su cui si preparano piatti-ricordo della tradizione familiare. DANIELA PASTORE

La legna che arde e scoppietta nel camino, le luci colorate e un buon tè fumante alla vaniglia con una fetta di limone. Il Natale è proprio questo: calore, allegria, spensieratezza, tempo di bilanci e buoni propositi per l’anno avvenire. A coronamento di tutta quest’atmosfera dalle tinte color oro e amaranto non può che esserci la lettura di un gustoso libro, che sia capace di unire il buon cibo della tradizione campana, alla musica del periodo natalizio e ai racconti o meglio a storie di vita vissuta di moderna attualità. Il libro esiste, è in vendita già da qualche settimana in libreria e si intitola Incanto di Natale, curato da Daniela Pastore e scritto a quattro mani da Alfonso Sarno e Andrea De Simone in collaborazione con la cantante e chef Angelica Sepe, la voce narrante del manoscritto. La presentazione è a cura di Mauro Mazza, giornalista, scrittore, ex-direttore del Tg2 ed ex-direttore di Raiuno. Quarantasei pagine edite da Gutenberg Edizioni-Baronissi (SA), dall’impostazione grafica molto curata e impreziosite dalle realistiche tavole dipinte dal Maestro Mario Carotenuto, raffiguranti scene del Presepe Dipinto con il particolare della “Letterina di Natale” in copertina. Quella che si evince, sfogliando il libro, è sicuramente una lettura rilassante, entusiasmante, pronta a scaldare anche i cuori più gelidi, che difficilmente sapranno opporre resistenza alla succulenza dei piatti della tavola imbandita per il Cenone della Vigilia di Natale, carichi di memorie del tempo che fu, proposti nelle schede contenenti le ricette.

Andrea De Simone, sociologo, politico, scrittore (ha pubblicato “La Cipolla Ramata di Montoro nelle ricette del cuore”), per il quale il Natale è l’avvento di convivialità condivise, si è occupato di trascrivere una selezione di ricette significative e riguardanti il menù tipico di Natale, presente sulle tavole campane. Struffoli, papaccelle imbottite, minestra maritata, insalata di rinforzo, baccalà fritto sono solo alcune delle leccornie da scoprire e rifare a casa.

Tramite un QR associato ad ogni ricetta, è possibile inoltre attraverso lo smartphone ascoltare la voce di Angelica Sepe, allieva del grande Roberto Murolo, ambasciatrice della canzone napoletana nel mondo e volto noto de’La Prova del Cuoco di Rai Uno, che spiega le preparazioni dei piatti, caricandoli di aneddoti assieme alla sua originalissima versione della Cantata dei Pastori. Per lei musica e cucina vanno a braccetto, olfatto e udito sono i sensi più esposti alle contaminazioni, quelli che ci riportano indietro negli anni, a quando si era bambini.

Alfonso Sarno, giornalista, ex penalista, scrittore (tra le sue pubblicazioni “Note di Cucina salernitana”), ha ideato i racconti prendendo spunto dalla desolazione e dal vuoto della società contemporanea. Eterno romantico, sognatore, amante delle storie e dei vissuti bordeline, ha trasmesso in ogni personaggio un lieve senso di malinconia e tristezza che poi sul finale viene mitigato dalla magica atmosfera natalizia, ricca di sentimenti positivi. Con “L’idioma gentile” alla Edmondo De Amicis, il romanziere sostenitore delle tesi di Alessandro Manzoni che auspicava una lingua italiana moderna, depurata dalla retorica e che tante riflessioni dedicò al Natale, Alfonso Sarno è il poeta dal travaglioso studio, i cui scritti hanno bisogno di raccoglimento e meditazione per essere esternati.

E allora sveglia ragazzi: il Natale sta arrivando! In questo delizioso viaggio del cuore, fatto di regali, pietanze ben condite, di suoni delle zampogne dei pastori nel presepe, del luccichio dei vetri soffiati sull’albero, c’è tutto quello che serve per nutrire l’animo e la mente, proprio come il “Signò, che t’serv” di Vicnzina a’ bizzoca nell’opulenta casa di Alfonso Sarno a Campomanfoli di Castel San Giorgio, che da bambino si apprestava con la sua famiglia ad entrare nel turbinio di incombenze pre e post-natalizie.

In un momento di ansia generale, di sconforto, di consumismo sfrenato, di devastanti calamità naturali, di disorientamento, “Incanto di Natale” è la strenna che ci farà scoprire l’umano e il buono che c’è in ognuno di noi, l’ingrediente genuino che non può mancare nella proposta gastronomica delle Festività natalizie. “Faceva freddo, nell’aria volteggiavano, lievi, fiocchi di neve proprio come deve essere la notte di Natale. Strade deserte e balconi illuminati su famiglie pigramente occupate a giocare a tombola, cucine da mettere a posto e televisori accesi sul nulla. Regina, ventidue anni, clandestina nigeriana, era al suo solito posto, lì dove Napoli da metropoli si trasforma in allucinata periferia senza né passato né futuro. Seduta su di una sedia faceva scorrere sul telefonino le immagini dei suoi genitori: due persone di mezz’età che vivevano nel terrore di non rivederla più, fingendo di crederle quando, al telefono, raccontava loro di lavorare onestamente, trattata così bene dalla famiglia dove era a servizio d’averla persino assicurata. Era persa nei ricordi quando da una macchina spuntata dal buio un giovane, dalla voce esitante le chiese quanto volesse: il volto pulito e gentile ne scalfirono le difese e, fiduciosa e senza paura, salì in macchina. Un silenzio imbarazzante l’avvolse, con il rumore del motore a far da colonna sonora interrotto finalmente dal cliente che le chiese il permesso di fermarsi in un bar. Un locale così così, dalle vetrine opache per gli anni ed una sala di slot machine nascosta da una tenda, nera come l’inferno che ogni giorno attraversavano le casalinghe disperate, incalliti giocatori d’azzardo alla ricerca di un improbabile Paradiso. Ritornò tenendo tra le mani una piccola guantiera di struffoli che, arrossendo, le porse dicendo: «Stasera, facciamo finta di volcerci bene».” (Alfonso Sarno, Incanto di Natale, pag. 40)

Leggere un libro non è uscire dal mondo, ma entrare nel mondo attraverso un altro ingresso. FABRIZIO CARAMAGNA

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